Pochi minuti per leggere e poi trasferire questa "favola" ai Cittadini ed ai politici.
C'era una volta un vagabondo che aveva molta fame. Dopo tre
giorni di digiuno, giunse in un villaggio. Purtroppo quello era il villaggio
più meschino dell'intera regione. Gli abitanti avevano le dispense piene e i
piatti sempre vuoti: non invitavano mai nessuno.
«Bisogna risparmiare» ripetevano. «Non si sa mai, può
capitare un amico all'improvviso». Ma, a dir la verità, avidi e avari
com'erano, nessuno di loro aveva amici. Toc, toc, toc. Il vagabondo bussò alla
porta della prima casa.
«Chi sei? Cosa vuoi?» strillò una voce «sicuramente vuoi
qualcosa gratis, no? Vattene, non ho niente da darti! Non ho niente da buttar
via, io!».
Il vagabondo provò alla casetta vicina. Ebbe la stessa
risposta.
Così di casa in casa. Bussò infine alla porta della casa del
sindaco, affacciata sulla piazza del villaggio.
«Volevo solo chiederle un po' d'acqua» disse sorridendo al
volto astioso che fece capolino, «sto per cucinare una deliziosa zuppa di
pietra».
La fessura della porta si allargò: «Hai detto zuppa di
pietra?».
«Sì» fece il vagabondo con fare innocente «posseggo una
pietra magica, ho solo bisogno di un po' d'acqua». Il sindaco brontolò ma
arrivò con un secchio d'acqua.
«Com'è gentile lei», sussurrò il vagabondo, «non vorrebbe
farmi compagnia? Non per vantarmi, ma dicono che la mia zuppa di pietra sia la
migliore del mondo.Non avrebbe una pentola un po' grande?»
«Io non ne ho mai sentito parlare», borbottava il sindaco, ma
prese il paiolo più grosso che aveva e lo porse al vagabondo, che accese un fuoco
in mezzo alla piazza, tirò fuori dalla bisaccia una grossa pietra, la pulì ben
bene e poi la mise nella pentola.
In un attimo, la notizia della pietra miracolosa che bolliva
in piazza fece il giro del villaggio. Quasi tutti gli abitanti formarono un cerchio
intorno al vagabondo e alla sua pentola.
«E mangerai quella roba?» chiese una ragazzina, facendo una
smorfia.
«Hai ragione» disse il vagabondo. «La zuppa di pietra è molto
più buona con una cipolla, ma dovrò accontentarmi». Un attimo dopo una mano porse
una piccola cipolla.
«Grazie, signora» disse il vagabondo. Aggiunse la cipolla e
assaggiò il brodo. «Mmm, deliziosa». La gente lo guardava con occhi sempre più
increduli.
«Capisco cosa state pensando: la zuppa di pietra è ottima
specialmente con le cipolle e con una manciata di fagioli, ma io mi
accontento...».
Un ragazzino arrivò trafelato con un mastellino colmo di
fagioli.
«Li accetto volentieri, se mangi con me» disse il vagabondo
versando i fagioli nella pentola. Le massaie guardavano accigliate la zuppa
arricciando il naso.
«Ah, lo so cosa state pensando», disse il vagabondo, «tutte
uguali voi signore, la zuppa non vi piace se oltre ai fagioli e alla cipolla
non ci sono anche dei funghi...»
«Ce li metto io i funghi!» esclamò la signorina Parsimonia,
la maestra. Corse a casa e tornò con un cestino di funghi che andarono a
raggiungere la cipolla e i fagioli.
«Oh naturalmente è un po' pallida» si scusò il vagabondo. «È
la carne che dà quel bel colore alla zuppa, oltre alla cipolla e ai funghi».
«Carne! Carne!» esclamò il macellaio anche lui eccitato
all'idea di mangiare la zuppa di pietra.Andò a prendere un bel pezzo di carne e
qualche metro di salsiccia, che fecero la fine degli altri ingredienti.
Il vagabondo assaggiò. «Una patata e una rapa o due la renderebbero
degna di un re!»
«Oh sì, sì, le patate! E le rape!». A questo punto le signore
si rimboccarono le maniche, una di esse scavò furiosamente nell'orto tirando
fuori le patate e le rape. «Se volete favorire, portate piatti e cucchiai...»
disse cordialmente il vagabondo. «E anche una tovaglia!» aggiunse.
«Ma non ci vuole anche un po' di sale?» suggerì un'altra e
corse a casa a prendere il sale. La ricca zuppa ormai sobbolliva nella pentola:
cipolla e fagioli e funghi e carne e patate e rape... per non dire della
pietra. L'odorino faceva venire l'acquolina in bocca. Il fornaio corse a
prendere una dozzina di croccanti forme di pane, altri portarono formaggio e
l'oste arrivò con una damigiana di vino nuovo.
Alcune massaie portarono deliziose crostate di mele.
Fu stesa una grande tovaglia in mezzo alla piazza, tutti si
accomodarono e il vagabondo riempì i piatti con la zuppa fumante e profumata.
Mangiarono tutti in allegria e, grazie al vino, finirono cantando a
squarciagola.
«Oh, questo è il miglior pranzo che ho mai fatto in vita
mia!» gongolò il sindaco quando ebbero finito. «Quella tua pietra è davvero
straordinaria».
«È tutta vostra, cari amici, ve la regalo» disse il
vagabondo.
«Cosa? Davvero ci regali la pietra magica?» dissero gli
abitanti del villaggio, con gli occhi lucidi. «Potremo ritrovarci a mangiare e
far festa insieme altre volte con la zuppa di pietra. E non ci costerà un
soldo!».
«Eh, già» fece il vagabondo infilandosi la giacca «però
ricordatevi di aggiungere un po' di sale e cipolla e fagioli e funghi e un po'
di carne...».
«Non lo dimenticheremo di certo».
«In realtà, ho notato che queste piccole aggiunte rendono la
zuppa più buona», concluse il vagabondo prima di riprendere il cammino.
In realtà, la pietra che viene «bollita» per fare la zuppa è
l'egoismo
degli abitanti del villaggio. Grazie al semplice e acuto
trucco del vagabondo,
il villaggio ritrova unità e comunione.
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